L’alopecia androgenetica, o come viene più frequentemente chiamata calvizie comune, è considerata una vera e propria patologia che, in seguito alla progressiva miniaturizzazione e caduta dei capelli, si manifesta con un continuo diradamento sul cuoio capelluto. Considerato da tutti come un problema invalidante dal punto di vista psicologico, data la sua evidente natura estetica, colpisce sia le donne che gli uomini, con una leggera “predilezione” per questi ultimi (circa il 60-70% dei casi).
Come si manifesta l’alopecia androgenetica?
L’alopecia androgenetica, chiamata spesso semplicemente calvizie o (erroneamente) calvizia, può manifestarsi dalla fine della pubertà in poi. A seconda del tipo di alopecia a cui si è soggetti, i sintomi della sua comparsa possono essere leggermente diversi (anche in base al sesso). Alcune volte la caduta dei capelli non è molto rapida e difficile da notare; solitamente il capello inizia ad assottigliarsi e solo in una fase già avanzata si comincia a notare il problema ad occhio nudo.
Bisogna ricordare che sono colpiti solo i bulbi predisposti e questi si trovano normalmente nella regione frontale e nel vertice (vertex). E’ per questo motivo che la maggior parte delle persone colpite da alopecia androgenetica quasi sempre mantiene capelli sani nella zona della corona, che corrisponde alle aree occipitali e temporali del capo. Spesso i primi sintomi di alopecia si manifestano nella zona delle tempie, in cui compaiono quelle che comunemente vengono chiamate stempiature. Questo è vero soprattutto nel caso degli uomini.
L’alopecia femminile, invece, si evidenzia in altre zone della testa, in particolare la zona frontale e centrale poco dopo l’attaccatura. Come già accennato, nell’alopecia androgenetica i capelli diventano con il tempo progressivamente miniaturizzati, sia la papilla e le matrici, sia il fusto del capello risultante.
Cause dell’alopecia
L’alopecia androgenetica è legata all’attività della 5alfa-reduttasi di tipo II, che trasforma il testosterone in diidrotestosterone (DHT). Nei soggetti predisposti alla calvizie comune, le radici dei capelli sviluppano un’ipersensibilità all’ormone DHT che indebolisce i follicoli dei capelli, provocandone una caduta prematura; l’effetto di questo processo influenza la fase della crescita dei capelli (anagen) che tenderà a ridursi sempre di più fino a bloccarsi totalmente. In generale le cause dell’alopecia possono essere diverse a seconda dei casi e sovrapporsi tra loro, quindi a volte potrebbero non essere di semplice e immediata individuazione. A grandi linee si può comunque affermare l’esistenza di un’alopecia di origine genetica ed ereditaria; più un’altra dovuta ad una carenza di difese immunitarie o alla presenza di malattie autoimmuni. Di recente è stata scoperta una correlazione tra il sistema immunitario e l’alopecia androgenetica (oltre all’alopecia areata), soprattutto durante il decorso della malattia.
La maggior frequenza della calvizie negli uomini rispetto a quella nelle donne è da ricondurre alla sua doppia origine, come si può anche desumere dai termini “andro” e “genetica” della malattia. Se da una parte, infatti, è necessaria la presenza di ormoni androgeni, cioè quelli maschili, dall’altra serve anche una predisposizione genetica dei follicoli piliferi a subirne gli input di involuzione.
Come intervenire?
L’alopecia androgenetica, particolarmente nella sua fase iniziale e intermedia, può essere combattuta ricorrendo ad alcuni farmaci. Oggi in campo tricologico, sono ritenuti universalmente efficaci per questo scopo solamente due farmaci: si tratta del minoxidil, da applicare a livello topico soprattutto nell’area del vertice e delle tempie; e della famosa finasteride, assunta per via orale al fine di contrastare l’alopecia androgenetica, inibendo l’azione dell’ormone DHT.
In entrambi i casi, è fondamentale eseguire il trattamento tricologico in maniera continuativa per un certo periodo di tempo (in genere occorrono almeno 3-6 mesi); questo affinché si possano apprezzare i primi risultati. Questi medicinali hanno una discreta efficacia quando la calvizie androgenetica si trova ancora in uno stadio iniziale o intermedio; mentre in quello avanzato è possibile intervenire con successo solamente con un metodo chirurgico. Quest’ultimo prevede la ridistribuzione dei bulbi piliferi (autotrapianto di capelli), o tramite tecniche di infoltimento alternative, sempre sulla base dei consigli di personale medico specializzato.
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