Riguardo al tema dell’alopecia androgenetica o calvizie comune, molti ricercatori hanno cercato di scoprire che legame esiste tra questa pseudo patologia e l’ereditarietà; in altre parole la domanda a cui si vuole rispondere è se per un soggetto esiste una maggiore probabilità di soffrire di alopecia androgenetica, quando anche i suoi familiari ne soffrono. D’altro canto la definizione stessa di alopecia androgenetica sottintende questo tipo di interpretazione: se qualcosa è genetico significa che è legato a una predisposizione data dall’ereditarietà dei geni.

LE IPOTESI DI TRASMISSIBILITA’ DELL’ALOPECIA
L’alopecia ereditaria è una patologia che fa ancora paura agli uomini perché potrebbe portare alla totale caduta dei capelli nelle aree superiori e nucali con poche possibilità di prevenzione. È anche vero che in questo ambito sono ancora molte le dicerie e i falsi miti che alimentano leggende metropolitane sulla perdita dei capelli.
Per quanto riguarda la questione dell’ereditarietà esistono due ipotesi, non necessariamente in contrasto tra loro. Secondo la prima, che è quella prevalente, il fattore genetico dell’alopecia è collegato al cromosoma X (che si eredita dalla madre, non dal padre).  Questo significa che il soggetto dovrà indagare sull’eventuale entità della calvizie del nonno materno piuttosto che di quello paterno. Secondo l’ipotesi alternativa, l’alopecia viene catalogata come poligenica, cioè è influenzata indistintamente e congiuntamente dai geni materni e paterni.
A prescindere dall’ipotesi dei genetisti, bisogna inoltre ricordare che, in molte occasioni, le alterazioni genetiche possono saltare generazioni o restare nascoste, questo significa che l’osservazione del comportamento della calvizie all’interno del proprio albero genealogico non da indicazioni precise sull’apparizione o meno della stessa in una data generazione.

GLI STUDI DEL 2005 E 2008 SULLA CALVIZIE EREDITARIA

 

Gli studi sulla calvizie ereditaria

A supporto delle ipotesi sopra enunciate esistono due studi eseguiti in tempi relativamente recenti.
Già nel 2005, un gruppo di scienziati tedeschi guidati dal dottor Markus Nothen presso l’Università di Bonn in un primo studio, pubblicato sull’ American Journal of Human Genetics, individuarono un gene responsabile della calvizie e trasmissibile in linea materna. Si tratta di un gene che, trovandosi nel cromosoma X, può essere trasmesso solamente dalla madre, la quale a sua volta lo ha ricevuto dal proprio padre. Tale gene incide sulla sensibilità dei follicoli dei capelli all’azione dell’enzima 5-alfa reduttasi di tipo 2, il principale responsabile della trasformazione del testosterone nel suo derivato DHT. Le conseguenze di questo processo sono la miniaturizzazione dei follicoli piliferi, la riduzione della loro fase di crescita e la formazione di aree di diradamento.
Il secondo studio ha avuto luogo tre anni dopo ed è stato guidato dai dottori Markus Nothen e Roland Kruse. Dall’esame di più di 500 mila posizioni nel genoma umano su un campione di circa trecento uomini affetti da calvizie è stato scoperto un secondo gene responsabile della caduta dei capelli. Più nello specifico, al primo gene risalente allo studio precedente, si è affiancato un altro gene che si presentava con maggiore frequenza nei pazienti affetti da alopecia androgenetica. Il gene localizzato nel cromosoma X quindi confermava nuovamente l’asse materno come responsabile principale per la trasmissione della calvizie ereditaria. Il secondo gene invece, localizzato nel cromosoma 20 evidenzia la possibilità di trasmissione della calvizie anche da parte del padre. Ecco perché può succedere che padre e figlio soffrano entrambi di calvizie, al contrario del nonno materno.

Allo stato attuale quindi non è possibile stabilire con chiarezza la probabilità che un soggetto possa essere colpito da alopecia androgenetica. Quello che si può dire, almeno in linea teorica, è che le possibilità si abbassano se tra i parenti di primo e secondo grado non ci sono casi di calvizie.