Per chi è soggetto ad una condizione di calvizie, è importante sottoporsi periodicamente a degli esami tricologici. Esistono vari esami tricologici semistrumentali, tutti più o meno semplici e comuni.
Wash test

Esami Tricologici: Wash Test
Il wash test consta in un ordinario lavaggio di capelli in un lavandino o un qualsiasi contenitore avente sul fondo una garza in grado di raccogliere i capelli caduti durante il lavaggio. Il test consiste poi nell’osservazione dei capelli raccolti nella garza. Tale procedura richiede un periodo antecedente in cui il paziente deve evitare di lavare i capelli, generalmente si tratta di una settimana.
Se nella garza vengono raccolti dai 200 capelli in su, è probabile che si tratti del Telogen Effluvium. Il Telogen Effluvium è un fenomeno in cui si verifica una caduta di massa di capelli che si trovano nella fase finale del ciclo vitale, il telogen per l’appunto. I capelli caduti nella fase telogen si riconoscono essendo completamente sani, senza alcun segno di miniaturizzazione (vellus hair).
È opportuno, in questo caso, ricordare che effettivamente non esiste un numero di capelli persi che rappresenti la norma. Esistono svariati fattori da mettere in conto valutando la situazione:
- sesso: la durata del ciclo vitale del capello differisce tra uomo e donna. La fase anagen nella donna è più lunga rispetto a quella dell’uomo, di conseguenza il ricambio sarà più breve nell’uomo;
- stagione: il ciclo vitale del capello, in genere, si trova in fase anagen in autunno. Perciò è evidente che in autunno si avrà una perdita di capelli maggiore;
- salute generale della persona;
- genetica;
- numero totale dei capelli.
Si raccomanda, inoltre, a non dare per certi i numeri di riferimento che figurano nelle varie riviste; è bene affidarsi a fonti più accreditate. A titolo informativo, possiamo dire che, in assenza di una patologia o disturbo e tenuto conto di tutte le varianti di cui sopra, una persona perde circa da 10 a 150 capelli ogni lavaggio.
Conteggio giornaliero
Il conteggio giornaliero consiste nel conteggio dei capelli rimasti sul cuscino la mattina, nella spazzola, dopo il lavaggio ecc.. Si intende che si tratta di un controllo fai da te del tutto superficiale e soprattutto fobico-ossessiva. Tale procedura non fornisce alcuna informazione esauriente né può essere base per una diagnosi; è sempre meglio ricorrere a questo punto ad un wash test.
Esami Tricologici: Tricogramma
Il Tricogramma è un esame che ci permette di scoprire se la caduta dei capelli è avviene in fase anagen o telogen. Il procedimento è il seguente: da più zone del cuoio capelluto viene prelevate una certa quantità di capelli (50/100), questi vengono poi esaminati con un microscopio per scoprire la tappa del ciclo vitale. Di norma, l’85% dei capelli si trova nella fase anagen, il 15% in fase telogen; mentre la fase catagen non presenta grande importanza.
Abbiamo quindi: la formula pilare normale uguale a 5,5; nel telogen effluvium è < 5,5; in anagen effluvium è > 5,5.
Esame microscopico

Esami Tricologici: esame microscopico
L’esame microscopico esamina i capelli raccolti con la stessa procedura del Wash test. Una volta ricevuti i capelli caduti dopo il lavaggio, l’esaminatore con l’utilizzo di un mezzo ottico a basso ingrandimento dividerà i capelli in sette categorie:
- Capelli in fase anagen
- Anagen distrofici
- Catagen
- Telogen
- Telogen in involuzione parziale
- Vellus Hair (miniaturizzati)
- Capelli spezzati
Questo aiuterà a capire la causa della caduta dei capelli. E precisamente:
- Telogen Effluvium: in questo caso i capelli esaminati saranno quasi tutti in fase telogen, a parte qualcuno in fase catagen;
- Anagen Effluvium da Alopecia Areata: i capelli si trovano in anagen in forma distrofica, si intende quindi un bulbo sottile e privo di guaine;
- Anagen Effluvium da Terapia Citostatica: in questo caso i bulbi adottano un aspetto distrofico impossibile da confondere;
- Telogen Effluvium da Alopecia Androgenetica: si osservano capelli in telogen prematuro e in telogen in involuzione parziale. Questo perché in caso di alopecia androgenetica, il ciclo vitale si accorcia con l’accorciarsi della fase anagen.
- Infine, i capelli spezzati non presentano i bulbi.
Una volta identificate le categorie e le loro possibili cause, si prosegue ad un esame più approfondito. L’esaminatore utilizza una lente a maggiore ingrandimento per esaminare la struttura e i particolari dei capelli. Parliamo ad esempio del fusto, dei bulbi, lo stato di conservazione della cuticola esterna e le varie possibili anomalie strutturali. Inoltre, si prenderà in esame la presenza o meno di elementi esterni come spore fungine, squame, lendini, guaine peripilari.
Valutazione statistica e tricogramma deduttivo
La valutazione statistica prevede la selezione di aree precise del cuoio capelluto. Si tratta di un minimo di dieci aree, ognuna da 2 mm fino a 1 cm2. Si prosegue con il conteggio manuale dei capelli, sia sani che miniaturizzati. In questo modo possiamo conoscere il numero e la densità dei capelli presenti.
Per quanto riguarda il tricogramma deduttivo, invece, il processo è il seguente: vengono selezionate aree campione su capelli non lavati da almeno 3 o 4 giorni, questi capelli vengono sottoposti a una leggera trazione con l’aiuto di una specifica pinza calibrata. In questo modo avremo la possibilità di estrarre solo i capelli con il telogen in fase terminale. Con fase terminale si intende che il capello sarebbe inevitabilmente caduto nel giro di massimo dieci giorni. Inoltre, con questo sistema (valutazione statistica più il tricogramma deduttivo) è possibile conoscere facilmente il numero totale dei capelli in anagen, in catagen e infine quelli in telogen. Arriviamo così al calcolo del rapporto in percentuale tra i capelli in anagen e quelli in telogen.
La differenza principale tra il tricogramma classico e quello deduttivo è che quest’ultimo non richiede la spiacevole estrazione dei capelli all’inizio del ciclo vitale, ovvero la fase anagen. Quest’esame, inoltre, è un punto di riferimento per calcolare i progressi della terapia assegnata.
Esame microscopico con luce polarizzata

Esami Tricologici: luce polarizzata
La luce polarizzata è una tecnica che, inizialmente, veniva impiegata nella mineralogia. Al giorno d’oggi la sua utilità è stata confermata anche nel campo degli esami tricologici. La luce polarizzata viene ritardata dalla cheratina, una proteina sequenziale, ripetitiva e cristallina. La luce polarizzata attraversa il capello che al microscopio si delinea come un filo luminoso su sfondo nero. I ritardi d’onda causati dalla cheratina appaiono come colori, chiamati infatti colori di polarizzazione. Secondo la scala di Newton, ad ogni colore corrisponde un diametro specifico.
Ogni colore, inoltre, ci aiuta a stabilire l’ordine strutturale del capello e valutarne la qualità. Possiamo quindi affermare che, grazie alla luce polarizzata, abbiamo dati scientificamente provati invece di dati ipotizzabili. Bisogna però avere a mente le regole base del procedimento:
- la qualità del capello può essere osservata solo in base ad una precisa sequenza di colori (o meglio, frequenze d’onda). Questi sono visibili solo durante la rotazione del capello; è perciò necessario l’utilizzo di un vetrino ruotante ed è assolutamente da evitare la luce data da una fibra ottica.
- è necessario inoltre l’utilizzo di un oculare micrometrico, solo in questo modo si potrà associare i colori al diametro del capello che si andrà ad esaminare.
Stando attenti alle accortezze di cui sopra, sarà facile stabilire la qualità della fibra cheratinica dei capelli esaminati.
Ovviamente l’esame microscopico con luce polarizzata può analizzare le parti e gli aspetti del capello che ci interessano di più. A questo proposito 4 livelli di analisi:
1. Osservazione di un capello a livello del fusto.
I colori di polarizzazione con cui identifichiamo il fusto di un capello bianco sono: il giallo, il rosso, il blu e molto di rado il verde.
- un capello bianco leggermente danneggiato (ad esempio da lavaggi alcalini) risulterà più vuoto e sarà di colore giallo e rosso;
- un danno più grave (ad esempio una permanente riuscita male) farà risultare il fusto di un colore prevalentemente giallo;
- un capello decolorato, invece, risulterà bianco diafano a causa della perdita della struttura cristallina da parte della cheratina.
Se osserviamo un capello di colore naturale, è possibile verificare la comparsa di ogni colore di polarizzazione, verde compreso. Ci sembrerà che il diametro sia maggiore perché le melanine rallentano la velocità della luce che lo attraversa. In questo caso quindi abbiamo bisogno di un oculare micrometrico e del vetrino ruotante.
2. Osservazione di un capello all’altezza dell’ostio.
Grazie a questo tipo di osservazione possiamo verificare la presenza o meno dei “tappi dell’ostio“. Distinguiamo due tipi di tappi:
- Tappo corneo: è un cono di squame raccolti e uniti da sebo compatto. Questo tipo di tappo si trova in casi di patologie ipercheratosiche come cheratosi pilare, psoriasi, lichen, LED.
Permette di valutare intorno al fusto la presenza di “tappi dell’ostio”. - Tappo sebaceo: questo tipo di tappo non presenta alcuna squama, è di aspetto molle ed è tipico della seborrea, della dermatite seborroica, dell’alopecia androgenetica.
3. Osservazione di un capello alla radice ed alle guaine.
In questo tipo di osservazione non è raro verificare la comparsa di una specie di colata di una sostanza nera e di forma elicoidale che si trova tra la cuticola e la guaina epiteliale interna. Molto probabilmente si tratta di lattato di ammonio formato in seguito alla reazione fra acido lattico con la cheratina della guaina. La sostanza, calando in direzione della radice del capello appare quasi consumare la guaina per effetto caustico. Quest’ultima, in questo modo, si gonfia e si stacca dalla cuticola del capello.
La guaina epiteliale interna viene distrutta per disidratazione anche da un’altra sostanza, lo squalene. Tuttavia, le guaine esterne rimangono intatte.
Questo tipo di reazioni si verificano in casi di alopecia areata oppure nei pazienti con telogen effluvium acuto.
4. Osservazione di un capello a livello del bulbo.
In questo tipo di osservazione è particolarmente importante e interessante osservare il cosiddetto “cono di vitalità“; si tratta della forma della zona centrale germinativa, presenta una tipica forma conoidale che si incastra nella zona chiara cheratogena. Più alto è il cono più lunga sarà la durata della fase anagen, al contrario, se il cono appare piatto, la fase anagen del capello esaminato sarà molto breve. Quest’ultimo caso ci mette in guardia in quanto rappresenta un capello già entrato nel processo di miniaturizzazione e del quale la fase anagen sarà sempre più breve.
Esami tricologici: conclusione
Purtroppo, molto spesso c’è una certa reticenza nel ricorrere agli esami di laboratorio in campo tricologico. In genere si pensa che una visita ambulatoriale sia alquanto esauriente. Non ci si potrebbe sbagliare di più: infatti solo in laboratorio è possibile scoprire con precisione la causa della perdita dei capelli e lo stato di questi ultimi. Di conseguenza la terapia prescritta sarà molto più mirata e quindi efficiente. Ogni paziente presenta un quadro clinico e un caso a sé stante, quindi richiede una cura personalizzata per una riuscita sicura.
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